Intervista | Fabrizio Villacroce (attore)

Un’identità fatta di Musica e Teatro

Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista! 

Oggi diamo il benvenuto ad un nuovo ospite!

Siamo felicissimi di poterlo accogliere nel nostro Salotto degli Artisti

Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…

Chi sei, e da dove vieni?

Ciao! Mi chiamo Fabrizio Villacroce e sono un attore e musicista trentenne; vivo tra Roma e L’Aquila.

Quando hai iniziato a recitare, e come nascono le tue passioni artistiche? Ti sei ispirato a qualcuno?

Per quanto riguarda la recitazione, ho formalmente iniziato il mio percorso iscrivendomi a corsi di teatro 10 anni fa, all’età di vent’anni, ma nella realtà ho recitato sin da piccolo; giocando ad essere i personaggi delle mie avventure preferite.

Questa passione nasce infatti da bambino, probabilmente grazie a Star Wars, che mi ha fatto desiderare di essere un Cavaliere Jedi.

Insomma, volevo giocare ed essere uno dei personaggi di tutte le storie di cui mi innamoravo, come qualsiasi bambino; la differenza è che questo voler giocare è qualcosa che ho portato avanti negli anni con una passione bruciante, di quelle che ti tolgono il sonno.

Ma prima di intraprendere la strada per diventare un vero attore ne è passato di tempo, ho dovuto prima liberarmi dei luoghi comuni della società per intraprendere pian piano un percorso tutto mio.

Parlando invece di musica, questa passione è iniziata a 16 anni, quando scoprii i Metallica. Fu grazie a loro che decisi di comprare la mia prima chitarra elettrica, ed è da lì che cominciai a studiare da autodidatta.

Anche se la mia priorità è la carriera attoriale, un mio grande desiderio è quello di
lavorare anche con la musica e far viaggiare le mie canzoni in tutto il mondo.

La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego?

Se sì, come concili queste vite parallele?

Sì, la mia arte è anche il mio lavoro per quanto riguarda la recitazione, anche se sulla carta può definirsi ancora un lavoro “part-time”.

Ho cominciato a lavorare come attore solo un anno fa, quindi la mia carriera è ancora tutta da costruire: attualmente le mie entrate non mi permettono di poter
essere economicamente indipendente, ma il lavoro è tale da darmi la possibilità di investire tempo e soldi per continuare a formarmi, cercare/creare occasioni, e stringere rapporti con nuovi contatti per inserirmi sempre più nel settore.

In pratica sono nel pieno della mia gavetta; per costruirmi una carriera che appaghi sia le mie esigenze economiche, sia quelle artistiche.

Parlando di musica, invece, qui il salto a livello professionale non è ancora avvenuto (ma io e gli altri componenti dei miei progetti ci stiamo avvicinando).

L’ambizione è, quindi, quella di avere due impieghi artistici e non posso negare che è molto difficile portare avanti due mondi contemporaneamente.

Inevitabilmente si finisce per dedicare più tempo ad un’attività rispetto all’altra (nel mio caso la recitazione), ma è possibile portare avanti entrambe con una preventiva ed efficace organizzazione del tempo.

Ma forse ancora più importante è la delega e la divisione dei compiti con i propri collaboratori.

Qual è la finalità del tuo attivismo artistico, e come nasce?

E a chi si rivolge?

La finalità del mio attivismo artistico è poter vivere della mia passione, ma non solo vivere. Io ho l’ambizione di diventare un grande artista, e creare cose stupende.

Voglio essere un grande attore e interpretare, donare la vita a personaggi sempre più profondi e complessi, raccontare grandi storie che rimangono nel cuore.

Voglio essere un grande musicista, portare il mio metal nel mondo esibendomi su grandi palchi e fomentare gli ascoltatori mentre mi fomento a mia volta, cercando anche di smuovere le coscienze.

Riguardo il mio rapporto con l’autorialità, questo cambia in base all’arte. Da attore raramente mi scrivo da solo i pezzi, preferisco dare il mio contributo creativo su pezzi già esistenti, ma quelle poche volte che mi capita le tematiche vertono sempre sulla crescita personale, perché è probabilmente ciò che più mi affascina.

Diverso invece è per la musica. Per le mie canzoni i testi diventano una ricerca poetica in cui non parlo solo di crescita personale, ma adotto tematiche etiche, ambientali e di critica alla società.

Attualmente con la mia band “Locus” stiamo preparando la registrazione del nostro prossimo singolo intitolato “Flies”, le cui tematiche vertono sull’avidità e il caos generato dalla ricerca machiavellica di potere e denaro.

Il motivo di queste tematiche? Un nostro contributo per cercare di rendere il mondo migliore attraverso la nostra arte.

Rendendo note la tua passione e la tua arte, quale è stata la risposta del tuo pubblico, e quali esperienze ne hai tratto?

Cambieresti qualcosa, a posteriori?

Devo dire che la risposta è sempre stata molto positiva, persino laddove le cose che ho fatto non sono piaciute raramente mi sono trovato davanti a situazioni sconfortevoli e distruttive.

Non dico che non ci siano stati momenti così perché sì, ce ne sono stati e anche pesanti e inaspettati, ma per lo più ho avuto la fortuna di ricevere sempre commenti costruttivi su cui poter riflettere.

Da parte mia poi mi sono sempre impegnato al massimo per migliorare il mio operato, quindi posso anche affermare che non cambierei niente, tutto quello che ho fatto mi ha portato a essere l’artista che sono oggi e di cui sono molto felice, pur mirando ad essere ancora meglio domani.

Quali sensazioni hai provato, “prima” e “dopo”, al momento di
pubblicare il tuo primo annuncio artistico?

Quanto influiscono le aspettative rispetto ai risultati?

Hehe… questo accenno di risatina esprime per me tutto il turbinìo di emozioni che sono venute prima del mio primo annuncio artistico.

Accade di tutto prima di presentarsi al mondo: c’è la paura del giudizio perché
ti stai mettendo in gioco in un luogo non protetto in cui sei alla mercé dei leoni da tastiera, poi c’è la sensazione che stai per spaccare il mondo con quello che hai fatto e la strada per il successo si pone dritta davanti a te… ma poi l’Algoritmo decide che il tuo contenuto deve essere visto da te, dal tuo amico e da tua mamma.

Le aspettative influiscono sicuramente molto sullo stato emotivo, ma altrettanto lo fa il loro incontro con i risultati.

Ma credo che siano anche questioni molto soggettive e imprevedibili, quindi l’importante è darsi da fare e cercare di fare le cose al meglio delle nostre possibilità
indipendentemente dalle aspettative e dagli eventuali risultati.

Quale riscontro hai ricevuto dalle persone a te più vicine?

Ne ho ricevuti di varia natura, dal parente più entusiasta per le mie scelte a quello che disapprovava; all’amico più fomentato (e che crede in te) a quello che ti fa un sorriso faticosissimo mentre pensa “poveraccio, ma dove vuole andare?”.

Ma questa è la storia di qualsiasi persona che voglia fare l’artista, anzi è la storia di qualsiasi persona che abbia un’ambizione che devii dagli “standard” della società.

Al principio di ogni idea, la cosa importante è fare, fare e fare, poi – quando arrivano i primi successi – la gente intorno comincia ad allinearsi a te, ma fin quando questi non arrivano bisogna continuare a fare; continuando per la propria strada.

Se promuovi le tue Performance artistiche anche sotto l’aspetto economico, come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita? 

Premesso che ho ancora molto lavoro da fare da questo punto di vista; da una parte un po’ si va a tentativi, dall’altra parte si studia, si prendono ad esempio persone che hanno già fatto quello che vuoi fare tu (prima di te!), le si imita, si parla con loro, si va alla ricerca del tipo di pubblico con cui ti vuoi interfacciare e vuoi stringere un legame per nuovi contatti e nuove occasioni.

Si tratta di sperimentare il più possibile.

Sicuramente Instagram è una buona vetrina per farsi conoscere, ma anche qui vale lo stesso discorso: bisogna capire la piattaforma, e capire come sfruttarla per arrivare dove vuoi arrivare.

Ma su questo argomento – per ora – ho ancora molte più domande che risposte.

Conosci il concetto di Burnout emotivo?

Come si supera la sensazione di non vedere i propri sforzi ripagati?

Ho molto chiaro questo concetto. Ho avuto diversi momenti depressivi causati dai burnout.

Quando ciò avviene penso che la prima cosa e più importante rispetto al resto sia prendersi il tempo per recuperare: mi riferisco proprio ad un periodo di tempo in cui si stacca completamente il cervello e ci si dedica a se stessi per quanto possibile, punto.

È necessario poi capire che anche il burnout è parte del nostro percorso, se è avvenuto vuol dire che ne avevamo bisogno, che c’è qualcosa che dobbiamo imparare da questo e allora dobbiamo indagare su cosa dobbiamo imparare.

Comunque credo ciò valga per qualsiasi tipo di disagio: se c’è qualcosa che non sta funzionando, e se c’è uno sforzo non ripagato, quella è un’occasione per imparare una lezione.

Uno sforzo non ripagato sicuramente porta dello sconforto, ma noi dobbiamo accoglierlo e ragionare sul perché non abbia funzionato, di modo che proprio possiamo trovare una soluzione, o un’altra strategia che sia più efficace.

Il fallimento fa parte del percorso di tutti ed è ciò che ci rende migliori. D’altra parte è importante ricordarsi che se facciamo ciò che stiamo facendo non è solo per i
risultati, ma prima di ogni altra cosa lo facciamo perché è ciò che vogliamo fare e che ci piace.

Quali consigli daresti ad autori e artisti emergenti, che vogliono realizzare e rendere nota la loro arte?

Consiglio sicuramente di essere sognatori, di essere ambiziosi e tutte le cose che si sentono dire in continuazione… ma consiglio soprattutto di essere PRAGMATICI.

L’artista è in fin dei conti un libero professionista; è imprenditore di sé stesso. Ciò vuol dire che deve studiare non solo la sua arte, ma anche come sapersi vendere.

Quindi il consiglio è quello di rimboccarsi le maniche, investire tempo e denaro in formazione per diventare ogni giorno un artista migliore, per promuoversi, per fare esperienze, per conoscere persone, contatti, portali, per capire come funziona il mondo del lavoro veramente.

Ma soprattutto, non bisogna aspettarsi che l’occasione piova dal cielo, ma bisogna cercarsele, fare in modo di attirarle e, perché no, anche costruirsele da soli.

La fortuna è direttamente proporzionale all’impegno che si mette, in tutte le cose: più si semina e più si raccoglie.

Cosa pensi del mercato artistico italiano contemporaneo nel tuo ambito, degli artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?

Per quanto riguarda il cinema e il teatro credo che sia un periodo abbastanza ispirato.

Certo ci sono molte cose che non apprezzo, e costruite intorno ai soldi. Allo stesso tempo si parla di questi algoritmi impiegati per la realizzazione di prodotti appetibili per la massa. Ma ultimamente mi è capitato di vedere sempre più prodotti molto belli, che però fanno spesso parte di un “sottobosco” artistico.

Per la musica invece mi sembra di vedere tanti (troppi) prodotti realizzati con lo stampino; di quelli che senti una volta e cinque minuti dopo te ne sei già dimenticato.

Non c’è ricerca, si è troppo attaccati ai trend del momento e l’identità musicale dell’artista si perde nel mare di pezzi identici che escono ogni giorno.

Ma forse – in fin dei conti – è sempre stato così. Ogni epoca ha avuto tante cose brutte e pochi gioiellini che si sono conservati.

E cosa pensi del panorama sociale in Italia?

Credi che “l’italiano medio” sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?

Credo si potrebbe fare molto meglio.

Nonostante l’Italia abbia un grande retaggio artistico, l’impoverimento culturale oggigiorno è una questione seria, d’altronde insieme alla sanità i primi tagli che vengono fatti dallo stato sono proprio alla cultura.

Sarebbe necessario un maggiore coinvolgimento, divertente e stimolante, nei confronti dell’arte e una sensibilizzazione verso il riconoscimento della figura dell’artista come lavoratore “a tutti gli effetti”.

Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?

Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale? Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?

L’avanzamento dell’intelligenza artificiale è qualcosa da non sottovalutare, assolutamente.

Ultimamente ci sono stati diversi scioperi, come ad esempio quello dei doppiatori in Italia e quello degli attori ad Hollywood, atti proprio a salvaguardarsi dall’impiego delle intelligenze artificiali a loro discapito, e quindi alla regolamentazione delle stesse.

Io credo che l’utilizzo delle A.I. vada assolutamente regolamentato; d’altra parte non penso vadano temute, le vedo anzi come un’opportunità per sperimentare – come già sta avvenendo – una simbiosi tra i due mondi.

Hai in cantiere progetti, persino diversi da quelli attuali?

Quali sono i tuoi obiettivi futuri? E dove ti vedi tra cinque anni?

Oltre a continuare l’attività teatrale ed espanderla voglio riuscire a inserirmi nel settore cinematografico e degli audiolibri.

Il mio obiettivo è di diventare un grande attore e fare grandi cose, quindi tra 5 anni mi vedo proprio sul set di una grande produzione e, perché no, con una tuta per motion capture addosso a dare vita a qualche personaggio in un videogioco importante (altro sogno che ho nel cassetto).

Gli obiettivi musicali sono quelli di coltivare i brani della mia band e riuscire a portarli in giro, e tra 5 anni magari suoneremo al Wacken o al Gods of Metal!

Però non c’è solo Metal nel futuro, ma anche un nascente progetto acustico molto promettente…

Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?

Intanto vorrei ringraziare te, Andrew, per l’intervista, e tutti gli spettatori per avermi letto fino alla fine, spero che le mie parole vi siano state utili e di essere stato una presenza piacevole.

Nel caso aveste voglia di scambiare due chiacchiere con me e condividere le vostre esperienze, scambiare opinioni, o altro ancora, potete contattarmi senza problemi sui social.

E ricordate, qualsiasi sia il vostro sogno e ambizione – artistica o non artistica – siate sempre pragmatici e tenete duro!

Saluti da Fabrizio!

Grazie per questa intervista, Fabrizio.

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