Una studiosa sopra le righe
Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista!
Oggi diamo il benvenuto ad una nuova ospite!
Siamo felicissimi di poterla accogliere nel nostro Salotto degli Artisti.
Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…
Chi sei e da dove vieni?
Sono una sognatrice e professionista che lavora come Art Director in una Start-Up di Digital Marketing & Technology.
Non mi reputo italiana, anche se sono nata in Italia, perché amo definirmi cittadina del mondo in primis, e poi – purtroppo – non ho le caratteristiche tipicamente estetiche di una ragazza italiana; ahimè, nemmeno il carisma, e quando parlo in inglese non ho neppure l’accento italiano, ma uno strano e mai sentito (detto da un professore madrelingua di inglese e non solo…).
Finora ho pubblicato due libri, di genere ibrido tra dark fantasy, cyberpunk e romanzo di formazione, che credo sia la cosa di cui vado più orgogliosa; nonostante non freghi un cavolo a nessuno.
Quando hai iniziato a scrivere? E come nasce la tua passione?
Ti sei ispirata a qualcuno?
Ho iniziato a scrivere 17 anni fa, quando un sogno fin troppo reale ha stravolto tutti i miei piani di vita.
Sembra una cosa da pazzi parlare di questo; sinceramente quando ho vissuto il fenomeno credetti di esserlo diventata, ma in realtà anche se i sogni vividi sono un fenomeno raro e ancora inspiegabile dalla scienza, sono studiati dall’onirologia, che raggruppa varie discipline tra cui la neuroscienza, la psicologia, le scienze cognitive e alcune altre.
Per circa un mese, ogni notte, sognavo un capitolo di quello che poi è diventato una saga. Era tutto così reale e magnifico. Una sorta di allucinazione pazzesca (mai fatto uso di sostanze stupefacenti, eh!).
La cosa più sconvolgente era che ogni sensazione, ogni colore, ogni emozione, era più vivida di quelle nella realtà, e il bello era che questi sogni avevano un nesso: sembravano vere e proprie storie, come delle puntate di Netflix!
Il trauma – in tutto ciò – era che quando mi svegliavo non riuscivo a distinguere più quale fosse il sogno e quale la realtà. Ero disorientata e un pò depressa da quanto questa vita fosse limitata mentre l’altra… era semplicemente WOW!
Per questo motivo ho iniziato a fare una delle cose che più odiavo fare: scrivere.
Essendo dislessica e confondendo facilmente parole, significati e lettere, la scrittura non è mai stata un’attività che amavo, ma quei sogni dovevano essere ricordati perché volevo rivivere quell’avventura in quel mondo parallelo. Ancora e ancora. Non dimenticarla mai più.
E l’unico modo in cui potevo farlo era rileggerla in un libro. Da quel giorno, non ho mai più smesso di scrivere finché ogni tassello del sogno fosse tornato al suo posto. Finché io stessa non fossi riuscita a rivedere e risentire, esattamente quello che avevo sognato. E così è nato “The Demon Diary“, il prequel della saga Evil Essence.
Ci ho messo diciassette anni per reputarmi soddisfatta e iniziare a condividere questa storia allucinante con tutti.
La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego? Se sì, come concili queste vite parallele?
Magari lo fosse! Come molti scrittori emergenti non posso permettermi di vivere di sola scrittura.
Pago il prezzo della vita che impone la nostra società facendo l’Art Director, il che vuol dire che ho molte mansioni creative sia di coordinamento sia decisionali all’interno della mia azienda, ma essendo una Start-Up che opera principalmente nello sviluppo di web App e siti web, sono specializzata sulla branca della UX-UI design e capita spesso di lavorare su una miriade di progetti differenti e quindi mettere le mani in pasta, che alla fine è la cosa che amo più fare perché adoro testare nuove tecnologie!
Conciliare passione e lavoro non è per nulla facile, specialmente se entrambi prevedono l’utilizzo della tua creatività. Il lato oscuro di questa fortuna è che incorro spesso in casi di emicrania spaziali. Il Moment (farmaco, ndr.) è il mio migliore amico, dunque.
E’ una bella sfida reggere la mole di lavoro che mi sono imposta, ma riesco comunque a ritagliarmi degli spazi per scrivere quasi ogni giorno, anche perché lavoro per lo più da remoto.
Cosa racconta l’opera di cui ci parli oggi?
E perché hai deciso di realizzarla?
Racconta di tutte quelle tematiche che racchiudo nei miei romanzi e sono davvero tante!
Spaziamo dall’esoterismo, alla psicologia, ai misteri dell’occulto, al gene MOA, ossia il gene dei serial killer.
Poi ci sono anche contenuti divertenti, come nei Reel di tendenza, e opinioni sull’Editoria (specialmente quella in self-publishing) e mie riflessioni personali, nonché consigli sulla scrittura creativa e qualche disavventura personale vissuta in Nuova Zelanda…
Il fine è quello di sensibilizzare su alcune tematiche, convincere gli scettici a dare una possibilità a chi sceglie la via del self-publishing e chi non digerisce il fantasy, ma anche aiutare gli aspiranti scrittori che si approcciano a questo campo con qualche consiglio, che avrei desiderato avere io quando ho iniziato questo complicato percorso.
Raccontaci di cosa parla la tua pubblicazione: di cosa si tratta e perché hai deciso di realizzarla?
“Evil Essence“ è il primo di una saga di sei libri.
E’ ambientata circa trecento anni nel futuro, ma sulla nostra terra in un futuro utopico, dove la tecnologia ha preso il totale sopravvento ma a favore dell’umanità.
Non esiste più povertà, né confini o nazioni.
L’umanità è finalmente libera e in pace, ha scoperto le sue vere origini (anch’esse sorprendenti), perché in parte generati da esseri alieni di altri mondi: l’Ordine Elohim da cui è di nuovo governato.
Questa è la storia di Arkel, un ragazzo appena ventenne, in conflitto con l’ingiustizia di essere stato etichettato mezzo demone perché nato con l’unico handicap incurabile nella sua epoca: troppo enzima V gli scorre nel sangue.
Ossia, un enzima prodotto dal Gene MOA da poco scoperto dalla nostra scienza. Gene che caratterizza i serial killer; ciò che rende un uomo privo di empatia e quindi un rischio per la società.
Evil Essence tratta le tematiche che mi hanno portato a indagare sul perché ho sognato tutto questo, come le varie religioni. In particolare le filosofie spirituali come il Buddismo e il Taoismo. La parapsicologia, teorie alternative sull’evoluzione e la storia umana. Il mistero di Atlantide e le civiltà perdute, UFO, abduction, parascienza, fisica quantistica nonché una particolare attenzione per l’esoterismo e l’occultismo.
La saga Evil Essence include tutto questo, ovviamente intrecciato a un avventura che mescola vari generi letterari tra cui il dark fantasy, il cyberpunk sci-fi, la mitologia ebraica – quindi angeli e demoni – e il romance. Il tutto animato da personaggi moralmente grigi e un’avventura con plot twist imprevedibili.
Rendendo note le tue opere quale è stata la risposta del tuo pubblico, e quali esperienze ne hai tratto? Cambieresti qualcosa, a posteriori?
Nonostante i miei romanzi siano molto fuori dalle righe, allo stesso tempo seguono un filone ben preciso: il fantasy.
Ho riscontrato un entusiasmo che non mi aspettavo.
I messaggi più belli sono quelli che mi inviano i lettori quando mi ringrazino delle emozioni che gli ho fatto provare durante la lettura e anche dell’originalità.
Il mio cuore esulta ogni volta qualcuno mi dice: “non ho mai letto nulla di simile“, o “mi sono innamorata di Arkel” (il protagonista). E di questo sono davvero grata a ogni singola lettrice e lettore.
Se potessi tornare indietro, e cambiare qualcosa, cercherei una Editor differente e una correttrice di bozze diversa da chi svolge il lavoro di Editor, perché purtroppo ho riscontrato piccoli refusi nei testi che un autore in self-publishing non può assolutamente permettersi. Solo questo.
Quali sensazioni hai provato “prima” e “dopo”, dal tuo primissimo annuncio al pubblico?
Quanto influiscono le aspettative sui risultati?
Di solito le aspettative sono una lama di rasoio camuffata da petali di rosa.
Per questo sarebbe meglio non averle.
Ho avuto molte esperienze che mi hanno insegnato a restare con i piedi per terra nonostante il raggiungimento di grandi traguardi (la residenza permanente in Nuova Zelanda, per esempio), e non aspettarmi assolutamente niente da nessuno, se non il peggio.
Per questo sono spesso sorpresa da ciò che mi sta capitando in questa avventura letteraria.
Non avendo alte aspettative riesci a goderti il viaggio – la parte più bella – condividendo ciò che sei, senti e crei. Poi se qualcosa di buono ne esce, ti senti al settimo cielo come un bambino che scarta una montagna di regali sotto l’albero di Natale.
Almeno per me è così.
Quale riscontro hai ricevuto dai tuoi amici, parenti e conoscenti?
Hai regalato loro delle copie? Ti hanno supportato comprandole?
Ha superato le mie aspettative!
Mio padre ha adorato Evil Essence e lo ha letto due volte, compresa mia nonna che ha 85 anni!
Anche alcuni dei miei amici lo hanno letto, e ne sono rimasti stupiti.
La mia famiglia ovviamente mi ha supportato in ogni modo, ma non comprando delle copie. Non avrebbe senso, no?
Mentre per i miei amici c’è chi lo ha acquistato di sua iniziativa, e qualcuno che lo ha acquistato per cortesia, ma credo che a questo punto sia nascosto sotto un dito di polvere… l’ho regalato solo a due mie care amiche, anche perché le copie in regalo le riservo tutte per le bookblogger e i bookblogger con cui collaboro.
Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita?
Attraverso una semplice analisi di mercato.
Poi ho approfondito le ricerche, ho chiesto ad esperti del Settore e ho fatto delle scelte basandomi sulle mie esigenze personali, sul target dei miei romanzi e sugli obiettivi futuri.
Ho valutato la modalità di pubblicazione: massimo controllo sulla distribuzione (in caso di self-publishing), oppure invio di una proposta all’ipotetica media/grande Casa Editrice prescelta (in caso di pubblicazione classica).
Ci avrò messo un paio di anni circa, aspettando le risposte delle C.E. e capire come muovermi poi in self e organizzare tutto per l’uscita, anche perché ero nel mezzo di un trasloco intercontinentale e di un upgrade delle mie skills professionali, per rientrare nel mondo lavorativo italiano.
Conosci il concetto di Burnout emotivo?
Come si supera lo sconforto di non essere ricercati, quando gli sforzi sembrano non essere ripagati o le vendite non decollano?
Purtroppo lo conosco bene.
L’ho vissuto parecchie volte ma in una situazione – l’ultima – è stato orribile perché mi ha condotto alla depressione…
Sono riuscita a superare questo lungo periodo nero grazie alla vicinanza del mio compagno e, successivamente, lasciando la Nuova Zelanda per tornare in Italia.
Come si supera lo sconforto di non vedere “ricercati” i propri contenuti sul Mercato?
Lo sconforto non si supera a meno che tu non ti focalizzi sulle cose che ami fare senza, appunto, pensare ad un tornaconto.
Perchè la verità è che la ricerca organica avviene solo se c’è dietro un marketing di alto livello (e risorse economiche ingenti), oppure una C.E. che ti raccomandi ai lettori, o una community di follower potente che innesca il passa parola, ma in questo ultimo punto devi avere un opera valida o essere un influencer con un certo seguito.
Quali consigli daresti ad Autori e Artisti emergenti, che vogliono realizzare e rendere nota la loro prima opera o pubblicazione?
Essere umili, grandi sognatori, eccellenti comunicatori, condividere la propria arte con estrema passione, essere aperti di mente a 360 gradi e fare le cose che si devono fare per la pubblicazione, con estrema professionalità.
Cosa significa? Dovrai rendere la tua opera perfetta in ogni suo aspetto. E’ un lavoro lungo e impegnativo perché se sei in self, devi diventare imprenditore di te stesso.
Altrimenti se ti spaventa la mole di lavoro (e di spese) che ti aspettano, trova una Casa Editrice (non a pagamento) e affida il manoscritto a loro…
Ma tieni a mente che se vorrai far conoscere la tua opera, dovrai sempre essere in grado di promuovere te stesso sui Social.
La sola C.E. non basta oggigiorno, specie se sei all’inizio.
Cosa pensi del Mercato artistico italiano contemporaneo, degli autori e artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?
Penso a quel 10% di possibilità positive che per fortuna esistono anche nel campo artistico italiano. Perché quel 10% ha una voce che potrebbe espandersi e contagiare il 20% e poi il 30% e così via…
Credi che l’italiano medio sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?
La parola medio non è molto attraente. No? La mediocrità di solito rende il contesto stagnante.
Appena accettabile. Una pasta al sugo scotta e insapore.
Però adoro l’aggettivo eccelso, superbo, distinto… e prego ogni giorno che l’Italia si ritrovi popolata per il 70% da italiani eccelsi più che da italiani medi, e allora tante magie avverranno… oltre che nell’arte.
Come giudichi la burocrazia del mondo artistico?
Per un autore le spese sostenute, le imposte applicate, le royalties, le agevolazioni economiche, e tutti gli aspetti fiscali a cui badare potrebbero essere più favorevoli?
Dirò solo una cosa abbastanza ovvia, ma mai scontata: sono pochissimi i fortunati che vivono di sola arte senza dedicarsi a un’attività parallela.
Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?
Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?
Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?
Anche se sono un’artista, utilizzo tantissimo l’AI.
Non solo perché amo la tecnologia in ogni sua forma e dimensione, ma anche perché nei miei romanzi scrivo di fantascienza e perché ci lavoro giornalmente, quindi mi capita di mettere le mani in pasta su nuove tecnologie da imparare ad utilizzare, e il risultato è un continuo stimolo mentale…
Nonché divertimento, una volta superata la fase dell’apprendimento.
La faccenda della tutela è un argomento troppo vasto da coprire in poche righe, ma credo che non ci sia pericolo per gli artisti che riescono a creare un impronta solida nel Mercato.
L’artista di oggi deve esporsi molto di più. Deve gridare al pubblico chi è, e perché crea le sue opere.
Per questo tipo di artisti – quelli che ci credono davvero e ci mettono anima e sangue nella loro arte – ci sarà sempre spazio anche con l’AI di mezzo, perché gli esseri umani vorranno sempre emozionarsi per mano di altri umani e questa è una delle poche cose che sono certa l’AI, e la tecnologia in generale, non potrà mai imparare a fare…
Almeno finché la scienza non capirà cosa è l’anima e come ricrearla. O ingabbiarla.
Hai in cantiere altri progetti?
Possiamo aspettarci nuove opere? Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Evil Essence è una saga di sei libri: devo terminarla, e anche in fretta.
Dove ti vedi, nella tua vita artistica, tra cinque anni da adesso?
Mi vedo cinque stanghette più felice e realizzata (in tutto ciò a cui lavoro).
Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?
Aprirsi al nuovo e al diverso potrebbe essere l’inizio di una strepitosa avventura, un nuovo modo di vedere il mondo e la nostra esistenza.
Quindi se davvero hai letto fin qui, perché non mi dai una chance e leggi uno dei miei libri?
Potrebbero stupirti come è già successo con molti lettori, che addirittura si sono appassionati al genere fantasy o sono usciti dal blocco del lettore.
Grazie per questa intervista, Sonya.
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