Una Scrittrice Poliglotta
Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista!
Oggi diamo il benvenuto ad una nuova ospite!
Siamo felicissimi di poterla accogliere nel nostro Salotto degli Artisti.
Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…
Chi sei e da dove vieni?
Ehi, piacere di conoscervi!
Mi chiamo Silvia Giorgi e sono originaria della Puglia, più precisamente di Taranto.
Quando hai iniziato a scrivere? E come nasce la tua passione?
Ti sei ispirata a qualcuno?
In realtà, la parola ha sempre esercitato un grande fascino su di me.
Ho iniziato a scrivere prestissimo perché, da brava introversa, ho sempre avuto più facilità a esprimermi tramite la scrittura rispetto alla conversazione orale.
È come se sbloccasse delle porte nella mia mente. Tutto diventa più chiaro e semplice. Le storie sono il mio rifugio; quel posto in cui mi sento a casa.
Ciononostante, “The Call of the Woods – La Voce del Bosco“ è il mio romanzo d’esordio.
Prima, ho lavorato con diverse testate nazionali e internazionali scrivendo di F1 (Formula 1, ndr.), FE (Formula E, ndr.) e anche di Cultura, intervistando personaggi del calibro di Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen, o il campione del mondo di FE Stoffel Vandoorne.
Devo dire che è una sensazione particolare essere io, per una volta, l’intervistata!
La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego?
Purtroppo attualmente sono disoccupata, ma il sogno è sempre quello di poter vivere scrivendo romanzi e lavorando come giornalista a tempo pieno.
Cosa racconta l’opera di cui ci parli oggi?
E perché hai deciso di realizzarla?
Le mie storie sono incentrate sui personaggi “normali”, con le loro insicurezze e traumi, chiamati a compiere qualcosa di straordinario.
Ciò che voglio comunicare è che tutti possono vivere un’avventura – d’amore o no – senza esclusioni, e che ognuno ha il diritto di essere libero, felice e rappresentato.
The Call of The Woods tratta di un mistero da risolvere nei freddi boschi del Canada.
Amo la natura del Nord e gli animali, e gli elementi che troverete in questo romanzo sono i seguenti: la natura come una presenza viva, licantropi, mistero e amore. Il racconto narra di una storia d’amore, del genere LGBTQ+, vissuta fra due ragazzi.
Quali sensazioni hai provato “prima” e “dopo”, dal tuo primissimo annuncio al pubblico? Quanto influiscono le aspettative sui risultati?
Nel momento in cui ho digitato l’ultimo punto, sono rimasta ferma davanti al computer e ho iniziato a piangere: silenziosamente, inavvertitamente.
Ci ho messo un secondo a realizzarlo persino io.
Mi sono resa conto che con quel punto prima del cursore lampeggiante ero
diventata una scrittrice: avevo scritto un libro.
Le emozioni che ho provato sono state gioia, incredulità e malinconia, perché i miei personaggi avevano concluso il loro percorso.
Sono andata ad abbracciare mia sorella, con una citazione di Stephen King da Misery Non Deve Morire in loop nella mia mente: “La mia storia è raccontata”.
Quale riscontro hai ricevuto dai tuoi amici, parenti e conoscenti?
Hai regalato loro delle copie? Ti hanno supportato comprandole?
Ho ricevuto un grandissimo supporto e, sì, ho regalato qualche copia ma le persone più strette – la mia famiglia in primis – hanno voluto acquistare la loro.
Un piccolo gesto fa una grande differenza, come per esempio lasciare una recensione su Amazon. Sono veramente grata.
Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita?
Sono un po’ “boomer”, non so usare TikTok e sto ancora aggiornando il mio sito, che è prevalentemente pieno delle mie interviste: Instagram è un mezzo a me congeniale, che so usare e con cui mi sento a mio agio e libera di essere me stessa.
In poco tempo sto costruendo una nicchia che amo, e conoscendo persone che mi sono entrate nel cuore. E poi, amo l’immediatezza dei social per scambiarsi opinioni e messaggi, senza filtri.
Conosci il concetto di Burnout emotivo?
Come si supera lo sconforto di non essere ricercati, quando gli sforzi sembrano non essere ripagati o le vendite non decollano?
Eh sì. La realtà è che soffro di Burnout, ma mi sto riprendendo.
L’idea di aprire la mia pagina Instagram come autrice nasce per godermi le cose che amo in uno spazietto tutto per me, ed è quello che consiglio a chi si trova nella mia situazione.
Mollate quello che non vi fa stare bene, anche se non è facile perché fa paura e può
essere molto doloroso: abbiamo una sola salute e non va sprecata.
Fate ciò che amate, anche piccole cose, trovatevi una coccola quotidiana e i vostri spazi: ve li meritate.
Quali consigli daresti ad Autori e Artisti emergenti, che vogliono realizzare e rendere nota la loro prima opera o pubblicazione?
Il consiglio più cliché del mondo, ma è l’unico che funziona: siate voi stessi, con tutte le vostre particolarità.
E sui social non parlate esclusivamente del vostro libro, ma anche di quelli degli altri e di ciò che vi piace fare in generale.
Siamo persone, non un cartello pubblicitario.
Cosa pensi del Mercato artistico italiano contemporaneo, degli autori e artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?
Come in molti altri campi, la domanda è superiore all’offerta e si ragiona molto in termini di business, propinando al pubblico argomenti molto simili.
Mi piacerebbe che ci fosse più varietà e meritocrazia, ma questo vale anche per il resto del mondo.
Cosa pensi del panorama sociale, in Italia?
Credi che l’italiano medio sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?
L’italiano medio è un buon intenditore in fatto di arte, ma è stufo.
Bisognerebbe rendere più fresca l’offerta artistica e agevolare anche economicamente nuove realtà, rendendole più accattivanti.
Come giudichi la burocrazia del mondo artistico?
Per un autore le spese sostenute, le imposte applicate, le royalties, le agevolazioni economiche, e tutti gli aspetti fiscali a cui badare potrebbero essere più favorevoli?
Sarebbe bello che la burocrazia fosse più lineare, con royalties che premino davvero i professionisti del settore di competenza: non solo noi scrittori, ma anche le altre figure.
Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?
Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?
Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?
Temo l’IA (Intelligenza Artificiale, ndr.) per la potenziale eliminazione del lavoro umano ma, d’altra parte, l’avanzamento tecnologico è necessario e inarrestabile.
Sino a pochi anni fa, anche il telefono cellulare con internet ci spaventava.
Per me sta tutto nell’equilibrio: fare in modo che la tecnologia non superi i confini etici e che serva come supporto all’umano, senza sopraffarlo.
Hai in cantiere altri progetti?
Possiamo aspettarci nuove opere? Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Eccome, ho in serbo moltissimi progetti, sia in italiano che in inglese: non vedo l’ora di dirvi di più!
Dove ti vedi, nella tua vita artistica, tra cinque anni da adesso?
Mi vedo con diversi libri pubblicati in più lingue e un lavoro a tempo pieno come scrittrice.
Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?
Vi ringrazio per avermi letta sin qui.
Se avete dubbi, domande o voglia di chiacchierare… sono ad un DM di distanza!
Grazie per questa intervista, Silvia.
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