Intervista | Martina Magionami (musicista)

Uno stile tra plettro, calamo e Teatro

Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista! 

Oggi diamo il benvenuto ad una nuova ospite!

Siamo felicissimi di poterla accogliere nel nostro Salotto degli Artisti

Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…

Chi sei e da dove vieni?

Ciao, mi chiamo Martina Magionami, ma per pigrizia o per praticità anche solo La Marti. Sono nata e cresciuta a Firenze, dove canto, suono diversi strumenti e scrivo canzoni.

Quando hai iniziato a suonare e comporre musica?

E come nasce la tua passione?

Ho ereditato la passione per la musica da entrambi i miei genitori: grazie a mio padre, cantante e musicista amatoriale, fin da piccolissima sono stata circondata da strumenti, e ho iniziato a toccare con mano la musica giocando con il suo pianoforte digitale.

Anche mia madre ha in parte contribuito: sebbene non sia riuscita a trasmettermi la sua grande passione per il ballo, sicuramente lo ha fatto per quanto riguarda i ritmi del mondo e le sonorità pop e soul.

Crescendo, mossa da curiosità nei confronti delle 6 corde a cui non avevo mai avuto pieno accesso, scelsi di frequentare le scuole medie ad indirizzo musicale e studiare chitarra (classica).

Da adolescente ho continuato studiando chitarra elettrica e da più adulta ho esplorato, imbracciando la chitarra acustica, il mondo del country e del folk e del cantautorato, finendo per sperimentare anche con la voce e con altri strumenti.

L’amore per la lettura, la scrittura e la musica strumentale sono sempre state innate.

Inoltre, grazie al fatto di aver suonato in più formazioni e ad aver co-scritto le prime canzoni, sono riuscita in seguito a sviluppare una scrittura molto personale e a costruire il mio progetto solista.

La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego? 

Oggi lo considero un lavoro part-time parallelo al mio attuale lavoro dipendente, che svolgo presso un negozio di dischi a stretto contatto con la musica classica e con i teatri locali.

Oltre a dedicarmi al mio progetto di cantautrice, mi impegno ad esibirmi in locali e manifestazioni varie, e contribuisco alle registrazioni di altri artisti.

Spesso conciliare le due attività non è semplice; riposo poco e la vita sociale è molto ristretta, ma quando si tratta di suonare o di creare non avverto mai la fatica, e tutto ciò mi rende davvero felice e soddisfatta.

E qual è la finalità del tuo attivismo artistico?

Ho sempre amato scrivere e ho sempre amato suonare. Inevitabilmente le cose si sono mischiate.

“La Marti cantautrice” è nata soprattutto per l’esigenza personale di voler comunicare i miei pensieri e le mie opinioni, e per far riflettere su alcune tematiche attraverso le storie mie e degli altri (talvolta lavorando di pura fantasia).

Prediligo la narrazione in prima persona: mi piace calarmi totalmente nel ruolo del protagonista e credo che raccontare il mondo attraverso il suo punto di vista
possa rendere l’ascoltatore più empatico.

Rendendo nota la tua arte, quale è stata la risposta del tuo pubblico, e quali esperienze ne hai tratto?

Cambieresti qualcosa, a posteriori?

Credo che confrontarmi sempre più con un pubblico variegato, e con altri professionisti, mi abbia reso più consapevole delle mie capacita.

Le esperienze del passato hanno contribuito a formare la persona che sono oggi.

Quali sensazioni hai provato “prima e dopo”, dal tuo primissimo annuncio al pubblico?

Quanto influiscono le aspettative sui risultati?

In generale per me fare musica è stato sempre una continua evoluzione e sfida personale.

Posso dire che in questo ambito sono abbastanza iperattiva e entusiasta: ogni volta che creo qualcosa di nuovo non vedo l’ora di diffonderlo e suonarlo in giro!

C’è stata sempre un’ottima risposta e una grande curiosità visto che nelle mie registrazioni suono la maggior parte degli strumenti e che, ogni volta, racconto storie nuove.

Ogni progetto che ho affrontato è stato sempre costruttivo e stimolante.

Quale riscontro hai ricevuto dai tuoi amici, parenti e conoscenti?

Hai ricevuto, da loro, supporto e sostegno?

Indipendentemente dalla tipologia di lavoro o di progetto che ho affrontato, ho sempre avuto molto supporto, e anche alcune critiche ricevute sono sempre state costruttive.

Per me è stato molto difficile mettermi “a nudo” per la prima volta con le persone più vicine, perché sono una persona riservata e introversa.

Ho iniziato facendo un corso di teatro che mi ha sciolto molto e mi ha mostrato come gestire la mia emotività, e ad affrontare meglio la paura del palco; in seguito ho divulgato le mie composizioni.

Insomma, poi ci ho preso gusto e non mi sono più fermata!

Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita?

Finora ho distribuito la mia musica su tutte le piattaforme digitali, e ho gestito la mia figura artistica in maniera totalmente autonoma.

Conosci il concetto di Burnout emotivo? Come si supera lo sconforto quando i propri sforzi sembrano non essere ripagati?

A volte ci si può sentire un po’ abbattuti perché le forme d’arte difficilmente vengono prese sul serio, o magari non trovano riscontro in un vasto pubblico.

Per me la musica è prima di tutto un’esigenza espressiva, per cui non posso farne a meno: rispecchia la mia personalità.

L’altro carburante che mi ha sollecitato ad andare avanti è stato quando qualche persona anonima si è fermata a parlarmi dopo un’esibizione dal vivo, oppure mi ha lasciato un messaggio dopo essersi imbattuta nelle mie registrazioni: per me la soddisfazione più grande è riuscire ad emozionare incondizionatamente qualcuno che non sa niente sul tuo conto.

Quali consigli daresti ad Autori e Autrici emergenti, che vogliono realizzare la loro prima opera e vedersi pubblicati?

Studiate sempre, e siate aperti a confrontarvi con gli altri, ma non dimenticatevi chi siete e cosa volete esprimere.

Cosa pensi del mercato artistico italiano contemporaneo, degli artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?

La domanda e l’offerta sono correlate, e si influenzano a vicenda.

Da una parte serve un pubblico più aperto e consapevole, dall’altra un promotore più coraggioso.

Cosa pensi del panorama sociale in Italia?

Credi che “l’italiano medio” sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?

Credo che per una crescita culturale serva stimolare la curiosità della gente, anche portandola di più fuori dalle proprie case.

Bisogna educare ad avere rispetto di ogni professione, e a non dare per scontato che tutto si otterrà gratis.

Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?

Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?

Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?

La tecnologia si evolve sempre più rapidamente.

È necessario imporre delle regole e segnare dei confini di utilizzo, cosicché l’artista umano possa utilizzarli come strumento integrativo e non come sostituzione del proprio lavoro e delle proprie capacita.

Hai in cantiere altri progetti? Possiamo aspettarci nuove opere?

Al momento la più grande aspirazione è riuscire a suonare di più dal vivo e portare a termine delle collaborazioni avviate con professionisti esteri.

Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?

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Grazie per questa intervista, Martina.

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