Dalla penna di un’archeologa
Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista!
Oggi diamo il benvenuto ad una nuova ospite!
Siamo felicissimi di poterla accogliere nel nostro Salotto degli Artisti.
Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…
Chi sei e da dove vieni?
Sono Barbara, vengo da Bologna e sono una ex-archeologa (anche se nel cuore lo sarò sempre). Ora scrittrice, editor e coach di scrittura per altri autori.
Quando hai iniziato a scrivere? E come nasce la tua passione?
Ti sei ispirata a qualcuno?
La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego? Se sì, come concili queste vite parallele?
Cosa raccontano i contenuti e le opere che pubblichi?
Quali sono le loro finalità?
Ho pubblicato diversi racconti, ma “Puoi chiamarmi Noona” è il mio primo romanzo – fa parte di una serie.
La tematica che volevo affrontare quando ho iniziato a scriverlo si basa su come un amore tossico, al quale si è sopravvissuti, condizioni poi il modo di vivere tutte le relazioni successive.
Era un periodo in cui leggevo libri romance – non quelli dark romance, e ci tengo a specificarlo perché c’è molta differenza – che romanticizzavano questi amori, con protagoniste donne (tutte vergini) vittime di narcisisti egocentrici; e mi ero rotta le scatole.
Quindi ho costruito una protagonista sessualmente disinibita, che invece da quella situazione voleva uscire.
Rendendo note le tue opere quale è stata la risposta del tuo pubblico, e quali esperienze ne hai tratto? Cambieresti qualcosa, a posteriori?
Quali sensazioni hai provato “prima” e “dopo”, dal tuo primissimo annuncio al pubblico?
Quanto influiscono le aspettative sui risultati?
Quale riscontro hai ricevuto dai tuoi amici, parenti e conoscenti?
Hai regalato loro delle copie? Ti hanno supportato comprandole?
Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita?
Ho deciso di esordire come self-publisher per diversi motivi: avevo bisogno di fare qualcosa, dall’inizio alla fine, che mi facesse dire “ce la posso fare“, e poi perché ero certa che una Casa Editrice mi avrebbe rifiutata.
Non ci ho neanche provato, tanto avevo fretta di farlo e di farlo in un giorno specifico.
Non sono pentita della scelta: è solo più difficile promuoversi, ma sto imparando anche quello.
Conosci il concetto di Burnout emotivo?
Come si supera lo sconforto di non essere ricercati, quando gli sforzi sembrano non essere ripagati o le vendite non decollano?
chiedersi “perché ho scritto quest’opera?” e migliorare il marketing.
Quali consigli daresti ad Autori e Artisti emergenti, che vogliono realizzare e rendere nota la loro prima opera o pubblicazione?
Non nascondetevi nell’ombra fino al giorno della pubblicazione, come ho fatto io.
Le prime cose saranno così così, ma qualcuno le apprezzerà, e più andrete avanti, più migliorerete.
Nessuno nasce con la penna – o qualsiasi altro strumento – in mano. Si impara sbagliando; sbagliando anche sui social.
Cosa pensi del Mercato artistico italiano contemporaneo, degli autori e artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?
Credi che l’italiano medio sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?
Come giudichi la burocrazia del mondo artistico?
Per un autore le spese sostenute, le imposte applicate, le royalties, le agevolazioni economiche, e tutti gli aspetti fiscali a cui badare potrebbero essere più favorevoli?
Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?
Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?
Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?
Hai in cantiere altri progetti?
Possiamo aspettarci nuove opere? Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Dove ti vedi, nella tua vita artistica, tra cinque anni da adesso?
Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?
Grazie per questa intervista, Barbara.
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