Intervista | Vitania Cataldo (cantautrice)

Scrittrice, cantante e… forza della natura

Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista! 

Oggi diamo il benvenuto ad una nuova ospite!

Siamo felicissimi di poterla accogliere nel nostro Salotto degli Artisti

Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…

Chi sei e da dove vieni?

Mi chiamo Vitania Cataldo, sono nata a Bari e vivo a Rimini.

Quando hai iniziato a scrivere e lavorare con l’arte scritturata?

Come nasce la tua passione?

Inizio a scrivere molto presto, in realtà. Ciò nasce dalla volontà di dare risposte alle domande che ponevo alla gente, ma per le quali non ricevevo riscontro.
 
Successivamente, in età adulta, ho cominciato a sentire la necessità di creare una traccia melodica per i miei testi; proprio per risaltare al meglio il mio pensiero scritturale.
 
Non ho avuto chissà quale tipo di ispirazione. Mi piace poter dire che la mia arte è stata, e viene tutt’ora contaminata, da ciò che mi circonda: anime, odori, luoghi, pensieri, insomma tutto ciò che vive e ci fa sentire vivi.

La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego? 

La mia arte è diventata un lavoro da un anno circa.
 
Sono diventata un autrice a tutti gli effetti, e mi occupo principalmente di testi scritturati in chiave cinematografica e teatrale; in parole povere mi occupo della sovrascrittura delle colonne sonore.
 
Ovviamente questo non basta per poter far fronte alle spese della vita, ed occasionalmente – per questo motivo – ricopro un ruolo anche nell’ambito della ristorazione.
 
Ma la musica è un grande punto interrogativo. Mi spiego, al momento la musica è il mio unico impiego (grazie a Dio), ma non sempre va così, è una giostra in cui a volte scendi a volte risali.

E qual è la finalità del tuo attivismo artistico?

Sostanzialmente non ho una finalità, lo faccio e basta…
 
Parlassimo in termini “canori/compositivi” invece, ti direi che ogni mia canzone ha una finalità a sé; dipende molto dagli argomenti trattati.

Di cosa parlano le opere che componi?

Principalmente parlo d’amore: l’Amore ci scopre ed io lo faccio “in rima”, mi spoglio della rabbia, dalla passione dal silenzio…
 
Inoltre non sono una grandissima chiacchierona, mi piace molto ascoltare, ed è di grossa ispirazione questo.
 
Una grande canzone che ho a cuore è “Sigarette”.
 
Ecco, quando l’ascolto sono orgogliosa del creato, forse una delle poche volte in cui mi do “una pacca sulla spalla”.
 
Dalla composizione al testo, di per se la canzone la sento completa al mio ascolto, tanto da annullarne – una volta – l’invio ad un noto artista internazionale che richiese di poterla cantare, attenuando svariate modifiche: la canzone venne snaturata dal concetto principale, e decisi con il mio team di ritirare il pezzo dal mercato.

Rendendo nota la tua arte, quale è stata la risposta del tuo pubblico?

Quali esperienze ne hai tratto? Cambieresti qualcosa, a posteriori?

Ho sempre avuto un ottimo riscontro, ma talvolta questo blocca la mia crescita.
 
Voglio spiegarmi meglio…
 
Mi piacerebbe ricevere pareri più tecnici. Sono conosciuta dal mio team come “la maniaca del controllo”, perché tendo a voler gestire tante cose, essere informata di qualsiasi cosa porti il mio nome, e dico questo perché per me è importante sapere cosa arriva al pubblico o cosa posso dare, e fin dove posso spingermi…
 
Il “brava, bella canzone” non mi aiuta, anche se è bellissimo e ne sono devota. Ma non mi aiuta a capire QUANTO ci si può spingere altrove..

Quali sensazioni hai provato “prima e dopo”, dal tuo primissimo annuncio al pubblico?

Quanto influiscono le aspettative sui risultati?

Non son solita mostrare le mie sensazioni in generale.
 
Io sono una tenda nera quando si tratta del mio lato artistico. Mi sorprendo sempre quando supero un’audizione o mi si presenta un lavoro per qualche artista. Questo mi aiuta nel crederci sempre di più, e nel poter dare sempre il massimo senza rimanerci male qualora qualcosa andasse storto.

E quale riscontro hai ricevuto dai tuoi amici, parenti e conoscenti?

Che dramma… (ride)

Il mio migliore amico le sa tutte a memoria, incredibile!

Incredibile perché non si ricorda mai nulla, e per me è tanto questo. Conoscere qualcuno nel proprio “io” e poter vedere realmente le reazioni dopo gli annunci che mi riguardano è appagante, e scalda tanto il cuore.

Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita?

Non ho mai approfondito o studiato il mondo dei Social sotto l’aspetto di sponsorizzazione o vendita; uso le piattaforme molto d’istinto senza utilizzare tattiche particolari, e mi affido ai consigli delle persone che mi seguono sotto il punto di vista artistico: io faccio musica.

Conosci il concetto di Burnout emotivo? Come si supera lo sconforto quando i propri sforzi sembrano non essere ripagati?

Così mi spogli l’anima, caro ragazzo..
 
Sì, lo conosco e ne ho sofferto.
 
L’esaurimento delle mie forze psico-fisiche ha fatto si che mi svegliassi dall’incubo peggiore che la vita ti mette davanti: ciò che è giusto fare e cosa si vuole realmente fare. Per rincorrere una cosa ne ho perse altre mille.
 
Grazie alla psicoanalisi ho imparato ad equilibrare interessi personali e doveri sociali… per me è ancora una linea sottilissima, ma pian piano riesco a rimanere in equilibrio.
 
Per il momento questo è più che appagante.

Quali consigli daresti ad Autori e Autrici emergenti, che vogliono realizzare la loro prima opera e vedersi pubblicati?

È un mercato, ed al mercato si contratta sempre.
 
Ci sono banchi con pesce spada e banchi con gamberetti…
 
Sarai sempre tu a decidere cosa mangiare.

Cosa pensi del panorama sociale in Italia?

Credi che “l’italiano medio” sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?

Si può fare di meglio.

E cosa ne pensi del trattamento che ricevono gli artisti in Italia?

E su quanto la Burocrazia gli offra condizioni più o meno favorevoli?

Più favorevoli?
 
Non ci sono proprio… cioè SICUREZZA ZERO.
 
Questo mondo è un azzardo.. in cui si sgomita come pazzi 
per 0,3 cent a riproduzione.

 

Ti cito il contesto: una riproduzione costa all’artista 
duemila euro per un buon sound. E dico buono, non ottimo.
 
O c’è la passione che ti porta a fare ciò che fai, oppure sei spacciato.

Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?

Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?

Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?

Spero possa esserci una simbiosi, ma solitamente le cose create dall’uomo hanno creato più danni che altro.

Hai in cantiere altri progetti? Possiamo aspettarci nuove opere?

I progetti sono in cantiere, ed io sono già lì con la cazzuola in mano!

Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?

Volentieri!
 
Cari lettori, se continuiamo a comunicare il nostro pensiero liberamente tramite l’arte, allora potremo chiamarci artisti.
 
Un abbraccio (Vit).

Grazie per questa intervista, Vit.

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