Vita da Comico e Podcaster
Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista!
Oggi diamo il benvenuto ad un nuovo ospite!
Siamo felicissimi di poterlo accogliere nel nostro Salotto degli Artisti.
Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…
Chi sei, e da dove vieni?
Ciao, sono Bruno Interlandi e vengo da Caserta.
Ho 35 anni, ed ho iniziato a fare comicità all’incirca sei anni fa; il tutto è cominciato studiando alla Accademia del Comico per poi finire a fare Stand-Up Comedy presso la scuola di uno dei maestri della Stand-Up Comedy italiana: Mauro Fratini.
Attualmente studio recitazione; da circa due anni ho cambiato proprio settore.
Quando hai iniziato a dedicarti alla Comicità, e come nasce la tua passione?
Ti sei ispirato a qualcuno?
La mia passione, in realtà, nasce da lontano.
Mio nonno mi mostrava sempre le cassette dei film di Totò e sono cresciuto tra i film di Troisi e lo Zelig dei tempi storici. Si tratta quindi di una passione a cui mi dedico da molto tempo.
Ma sono sempre stato molto timido, e insicuro, per stare al centro dell’attenzione, finché per caso non ho scoperto di essere bravo sul palco.
La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego?
Se sì, come concili queste vite parallele?
La mia arte – sfortunatamente – non è il mio lavoro, ma solo un hobby che sviluppo come valvola di sfogo la sera, dopo il lavoro.
Conciliare le due cose non è per niente facile: devi imparare a gestire gli orari, e soprattutto fare varie rinunce che riguardano la vita personale (una sera a settimana la dedico al Corso, e diventeranno due in caso di terzo anno).
E qual è la finalità del tuo attivismo artistico?
Non ho particolari finalità.
Faccio arte per la passione di farla; per la sensazione che solo stando sul palco puoi provare.
Mostrare te stesso o un personaggio che interpreti, e vedere come le persone lo recepiscono.
Rendendo nota la tua arte, quale è stata la risposta del tuo pubblico, e quali esperienze ne hai tratto?
Cambieresti qualcosa, a posteriori?
A posteriori non cambierei nulla, finora è stato un bel percorso che mi sta formando tanto e a tutti i livelli.
Ho passato anni tra le bettole di Roma, e ora sto passando ai palchi dei teatri casertani.
Ad oggi, posso definirlo uno sviluppo molto buono.
Quali sensazioni hai provato “prima” e “dopo”, dal tuo primissimo annuncio artistico?
Quanto influiscono le aspettative sui risultati?
Mi sono sentito molto gasato appena ho potuto invitare amici e parenti a vedermi.
Ci tenevo tanto e le aspettative non influiscono sui risultati, semmai è il contrario; quando vedi che non riesci si ha la tendenza ad impuntarsi e a fare di meglio, perché a quell’arte ci tieni.
Quale riscontro hai ricevuto, sulle tue opere, dai tuoi amici, parenti e conoscenti?
Gli amici hanno apprezzato da
subito, anche se non tutti sono venuti a vedermi.
I parenti un po’ meno: sulla Stand-Up Comedy non erano molto d’accordo, poiché trattasi di un genere politicamente scorretto, ma sul teatro – invece – mi appoggiano in pieno e la cosa mi fa molto piacere.
Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale
di vendita e promozione per i tuoi contenuti?
In realtà per la promozione di eventi uso canali gratuiti.
Sono molto bravo a scovare contatti, infatti quando ho gestito una rassegna in un locale di Maddaloni, il Lithium, ero io stesso a preparare e fornire gli annunci sui Social (per il quale creai un profilo Instagram apposta).
Inoltre, proprio per questo motivo, ho creato una pagina Social, @Romecomedynews, che pubblicizza eventi di Stand-Up romani.
Ho anche lanciato un podcast, Comedy starter – che trovate su tutte le piattaforme audio – assieme ad un mio collega, Marco Rudel, per parlare di comicità e raccontare le nostre esperienze.
Conosci il concetto di Burnout emotivo?
Come si supera lo sconforto di non vedere i propri sforzi ripagati?
Conosco benissimo il concetto di burnout e so bene che superarlo è difficile; l’unico modo è non fermarsi a studiare la questione, e affrontare ogni fallimento con lo spirito di chi vuole solo fare arte e farla bene.
Gli sforzi prima o poi verranno ripagati, in un modo o nell’altro.
Quali consigli daresti ad Autori e Artisti emergenti, che vogliono realizzare, e rendere nota, la loro prima opera o pubblicazione?
Agli artisti che vogliono realizzare e far conoscere la propria arte direi di farlo, punto e basta.
Produrre materiale; fare networking; crescere sui Social (un mezzo fondamentale per farsi conoscere) come artisti.
Cosa pensi del Mercato artistico italiano contemporaneo e nel tuo settore, degli autori e artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?
Penso che purtroppo il mercato della Stand Up Comedy sia in mano al clientelismo: un sistema che penalizza la qualità.
Si vedono spesso gli stessi volti; c’è già poco mercato di per sé, e quelli che ne hanno si vendono per poco. Ne va di tutto il Settore.
C’è assolutamente bisogno di persone che studiano, e di posti che diano spazio a chi vuole fare il mestiere in maniera professionale e non per semplice egoismo.
Solo così il mercato della Comicità può tornare a crescere.
E cosa pensi del panorama sociale, in Italia?
Credi che l’italiano medio sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?
Il pubblico – purtroppo – si abitua quello che gli dai, e non esiste un pubblico che chieda una cosa specifica.
Se sei bravo puoi dargli quello che vuoi, ma se il mercato propone roba di scarsa
qualità il pubblico si abituerà a quello.
Sei tu, Artista, che devi educarlo.
Penso che in Italia ci sia molta ignoranza in ambito culturale; abbiamo avuto in passato
grandissimi artisti, ma siamo rimasti fermi a quel Passato
Ci vorrebbe un’educazione molto più mirata. Quindi sì, si può fare molto meglio a livello culturale.
Come giudichi la burocrazia del mondo artistico?
Per un artista del tuo settore le spese sostenute, le imposte applicate, le royalties, le agevolazioni economiche, e gli aspetti fiscali a cui badare potrebbero essere più favorevoli?
Non conosco per via diretta l’argomento burocrazia, ma so che gira molto malcontento riguardo la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori, ndr.) e i diritti delle opere.
Spesso, si ricorre a espedienti come la vendita collettiva per poter guadagnare qualcosa in più.
C’è ancora molto da migliorare.
Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?
Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?
Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?
Personalmente sono molto interessato all’Intelligenza Artificiale; per deformazione professionale, da informatico e appassionato di tecnologia quale sono, ho seguito un corso sul Prompt Design, promosso da Jacopo Perfetti e Federico Favot (quest’ultimo è uno degli autori di un podcast sulla creatività che adoro, ed a cui mi ispiro molto: “Hacking Creativity“), e penso proprio che l’AI sia uno strumento potente nelle mani dei creativi, affinché sia una risorsa e non una cosa da temere.
Ciò che può dare è un boost alla Creatività.
Hai in cantiere altri progetti?
Quali sono i tuoi obiettivi futuri? E dove ti vedi, nella tua vita artistica, tra cinque anni da adesso?
E’ circa un anno che studio podcasting; ciò anche grazie al Corso gratuito tenuto da Art-33 (un’associazione culturale di San Giovanni a Teduccio, Napoli).
Proprio per questo ho in progetto di lanciare un mio podcast personale, chiamato “Non sono un fallito ma”, che – spero – porti a produrre un omonimo spettacolo teatrale-comico tutto mio.
Gli obiettivi futuri sono questi, oltre quello di – magari – entrare a far parte di una compagnia amatoriale di teatro e portare sul palco qualcosa di interessante.
Tra cinque anni mi vedo ancora qui, ma stavolta a divertirmi; forse proprio girando l’Italia con i miei contenuti.
Grazie per questa intervista, Bruno.
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