Opinioni moderate su un’ideologia strumentalizzata
Da anni ho deciso di abbandonare i contesti politicizzati, in favore di una più serena convivenza con gli altri.
Quando si affrontano dibattiti e discussioni di natura sociale accade, spesso, che la nostra controparte sia molto ferma sulle sue posizioni ideologiche.
Questo è un bene; significa essere coerenti.
Ma non è un bene, tuttavia, il fatto di essere troppo rigidi (e chiusi) nei confronti delle opinioni altrui.
Non c’è nulla di nobile o encomiabile nell’imporre le proprie idee agli altri, senza nemmeno volerli ascoltare.
Quotidianamente – dai notiziari, le tv e le radio – assistiamo ad un necrologio nazionale fatto di violenze domestiche, femminicidi e divari sociali apparentemente incolmabili.
Il fatto, però, è che se questi aspetti non si riescono a risolvere è soprattutto perché l’Opinione Pubblica non si è realmente schierata.
In pochissimi secondi la maggior parte delle persone, l’isteria di massa e il dissenso sociale si fanno largo attraverso il Web e le piattaforme Social.
Tutti dicono “la loro”, pronti a condannare (con stralci di considerazioni più o meno discutibili) i colpevoli e gli impuniti.
Ma cosa accade, poi, in strada alla luce del sole?
Be’, non accade questo.
Accade che, con troppa facilità, si faccia ironia su questo stesso contesto; e accade che chi dice una cosa sensata – ma diversa dalla media conformata – venga zittito o svilito.
Non è sbagliato (anzi, dovrebbe essere normale) che oggigiorno ci si preoccupi finalmente della Parità di Genere, e di uno sviluppo sociale equilibrato, e sostenibile.
Ma se questo significa esaltare un lato e denigrare l’altro, dove si vuole arrivare davvero?
Il mondo non è solo questo.
Il mondo è fatto anche di povertà, fame, guerre, crisi economiche.
Per molte persone, abituate a sbraitare sentenze, il mondo è invece quello che sta dietro tra uno schermo oled e la loro piattaforma social preferita.
L’Occidente che conosciamo oggi appare come un Fronte ideologico spaccato in tanti frammenti. Quello che era nato per essere un ponte tra mondi di idee e popoli, sembra essere diventato una trincea in cui ripararsi, o da cui fuggire.
Un luogo in balìa di se stesso, in cui le persone scendono in piazza per azzuffarsi o insultarsi, e senza neppure raggiungere alcun risultato.
Ci siamo convinti, con superficialità, di essere un faro per le speranze del mondo, pur senza illuminandole, o alimentandole.
Il celebre scrittore Noah Yuval Harari, nel suo libro “21 Lezioni per il XXI Secolo“ scrive: “La pace nel mondo dipende dalla prosperità dell’Europa“.
E questo mi ricorda in che modo, “fuori” dai nostri antichi – ma giovani – confini, il mondo guardi a noi e alle nostre responsabilità umanitarie.
Quello che – personalmente – vedo, invece, è una accozzaglia di popoli confusi, frustrati, disuniti e irruenti.
Al giorno d’oggi la libertà di espressione dovrebbe essere un Diritto internazionale, e non una voce nascosta nel trafiletto di qualche giornale satirico.
Esaltare la parità di genere è un sacrosanto dovere, ma quello che sta accadendo è l’effetto contrario: per difendere un genere si accusa quello opposto di altrettante carenze.
In ogni parte del mondo è pieno di uomini dal cervello perverso e dal cuore violento.
Questa consapevolezza dovrebbe essere scritta nella mente di ognuno di noi.
Credere che possa esistere un mondo perfetto e pacifico è utopia.
Alla pace e alla prosperità bisognerà sempre lavorare, e lo si dovrà fare con sforzo quotidiano e costanza.
Non esiste un traguardo. Esistono solo tappe migliori delle precedenti.
Ma questa “ricerca della perfezione” ha portato molte persone a nutrire idee controverse, senza corpo né sostanza.
Molti uomini buoni oggi sono visti come deboli, inetti o ingenui. Quando, invece, molti di essi hanno saputo costruire e realizzare più di quanto la gente comune possa solo lentamente vedere.
Molti, per “difendere” il genere femminile, hanno fatto incetta di considerazioni malsane e negative sul genere maschile.
La razionalità, la fermezza di pensiero, la tenacia e la disciplina sono parte delle emozioni maschili. Il fatto di definire patriarcale un temperamento simile, ha portato molti uomini buoni ad assecondare le debolezze degli uomini malvagi.
Ciò che non comprendo del Femminismo Contemporaneo (che di rivoluzionario, o di progressista, non ha niente) è quale sia lo scopo sociale che si prefigge di raggiungere.
L’uomo, per rispettare una donna, deve forzatamente cambiare la sua natura?
Cambiare la propria natura non corrisponde a rendere migliore un individuo, bensì lo costringe a standardizzarsi a canoni precisi.
Infatti non siamo macchine e, come diceva Freud, “le emozioni represse sono sepolte dentro di noi, e se non le esprimi esploderanno in maniera distruttiva“.
Un uomo deve forse assecondare ogni abitudine, tendenza o attitudine del genere a lui opposto?
Oppure deve “semplicemente” preoccuparsi di migliorare se stesso come individuo all’interno di una società più grande, ed essere un uomo migliore ogni giorno?
Non dovrebbero forse fare lo stesso anche le altre persone, quale che sia il loro genere o orientamento?
Un uomo vero, come pochi ne esistono – in realtà – al giorno d’oggi, disciplina i suoi istinti e razionalizza le sue decisioni.
Non si fa spostare dal vento dell’emotività, e quando è capace di fare questo allora è anche capace di rispettare una donna, di essere utile alla sua famiglia e indipendente dalla società.
Vorrei ricordare, a chiunque la pensi diversamente, che “è proprio dal confronto tra le diversità che nascono scienza e cultura” (così diceva William Griffis).
Non è dalla facilità con cui si realizzano le cose, o dal Conformismo antropomorfo, che troveremo risposte per il futuro – migliore – che tutti cerchiamo.
La vera anarchia, oggigiorno, è saper pensare con la propria mente, anziché con quella degli altri.
Crescere se stessi, con l’obiettivo di essere sia un individuo sia un cittadino migliore, dovrebbe essere l’abitudine virtuosa a cui dedicarci quotidianamente.
Esiste forse uno scopo più alto?
Dichiarare di essere “di mente aperta” assume un uso troppo comune, o scontato, oggigiorno.
Ma quello che credo, a questo proposito, è che una “mente davvero aperta” è quella che prima di dire ciò che pensa è capace di ascoltare ciò che dice chi ha di fronte.
Ascoltare, non giudicare.
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