Spade di Damocle e Crisi identitarie, come affrontarle?
Perché dovresti temere qualcosa che non puoi controllare?
Sul serio, non è una domanda che ti pongo casualmente.
La pongo a te, e abitualmente anche a me stesso.
Quando ho cominciato a cercare risposte su me stesso, e su ciò che volevo da me e dalla mia vita, mi sono accorto di un pensiero – su tutti – che se ne stava appollaiato al di sopra delle mie idee.
… “Tu non sei abbastanza...”
E mi riferisco alla sensazione in cui, secondo standard sociali prettamente contemporanei, ciò che fai, pensi o realizzi non basta a stupire il mondo.
Le tue idee sono vecchie, i tuoi progetti insufficienti, e le tue creazioni sono superate.
Sembra un epitaffio, vero? Be’, sai una cosa? Chissenefrega!
Il punto è proprio questo!
Fregarsene di ciò che pensano gli altri perché, di fondo, un giorno saremo tutti morti e non importerà più a nessuno.
Ora, non voglio tu abbia questa visione nichilista delle tue ambizioni.
Quello che vorrei, invece, è che realizzassi come la volontà di “avere controllo” sulle cose sia ciò che, in realtà, ti sta trattenendo su quelli che vedi come insuccessi.
Prima cosa: i fallimenti sono necessari a capire molte più cose, sia su di noi sia sulle nostre intenzioni.
Prova a chiederti che significato potresti trarre, dalla vita e dai tuoi risultati, se fossi abituato a vincere sempre, ad avere sempre ragione e a non essere mai messo in discussione.
Comincia a mettere in discussione te stesso con obiettività.
Senza porti dubbi novici per la tua identità, poniti piuttosto nei confronti delle domande che un individuo – che vuole crescere – dovrebbe farsi.
Confutare le proprie convinzioni è un buon primo passo, e aprirsi al confronto con gli altri è quello successivo.
I grandi filosofi della storia hanno spesso affrontato il concetto della morte e, molti di loro, si sono accorti che ciò che veramente soffriamo è la paura di essere dimenticati.
Be’, in un certo senso sarà così. Ma la questione è accettarlo.
Perché vivere una vita transitoria, temendone esclusivamente l’esito e i rischi, quando ci si potrebbe votare ad una vita spesa nella ricerca di significato?
E per “significato” intendo che ci si dovrebbe chiedere quale significato assumano le nostre decisioni e le nostre scelte; il nostro stile di vita, il rapporto che abbiamo con gli altri e, soprattutto, il rapporto che abbiamo con noi stessi
Mi ha sempre rattristato vedere talenti cristallini spezzarsi davanti alla brutalità del mondo. Eppure, mi ha sempre sopreso constatare come sembri più facile lasciare la vita anziché prenderla per la mano.
A me stesso e a queste persone chiedo: “se sei disposto ad arrenderti e a lasciare che tutto finisca in un istante, allora perché non sei disposto a rischiare tutto ora pur di vedere come potrebbe finire se scegliessi tu come fare andare le cose?”
Già, perché se hai deciso che tutto può andarsene in malora proprio oggi, allora lascia pure che tutto delle idee e delle convizioni degli altri se ne vadano all’inferno, MA, perlomeno, lascia che la tua strada prosegua secondo come tu hai intenzione di tracciarla.
Cose che sono più reali nella tua testa anziché nella realtà, sono frasi come “tanto le cose vanno male”, o “certamente andranno male”. Ecco, sono le illusioni con cui ti ingozzi quotidianamente.
Ma questo è un ottimo punto su cui lavorare. Quindi non fare finta di niente.
Cominciare ad essere sinceri con se stessi è il primo passo per smettere di cercare scuse. Chiedersi come mai qualcosa non funziona come vorremmo è molto meglio che andare in cerca di un colpevole.
E anziché cercare il mostro che immagini in te stesso, quando ti guardi allo specchio, abbi invece il coraggio di guardare amorevolmente a quel riflesso nello specchio.
Non è il tuo nemico, né il tuo alleato.
Ma è, comunque, la persona con cui vivrai certamente per sempre.
Abbi l’umiltà e il coraggio di metterla alla prova: metti quindi alla prova te stesso.
Sei l’unico individuo al quale dovrai rendere conto per le tue scelte e per i tuoi risultati.
Se non inizierai a parlare a te stesso, e ad ascoltare te stesso, allora continuerai a cercare la tua identità nelle parole e nei pareri degli altri.
Ma, a conti fatti, sappiamo entrambi che non ti porterà a nulla.
Sì, la vita non è facile.
Ma No, non è ingiusta o sleale.
Le cose capitano, punto. Capitano e capiteranno sempre.
Smetti diccercare di avere il controllo su ciò che non dipende da te, perché non puoi averlo ed è questo che ti fa soffrire.
Andando in cerca di un colpevole, che in realtà non esiste, finirai sempre per accusare te stesso.
No, è un grave errore.
Torna al mio esempio dello specchio: guarda in quel riflesso e dai amore e valore alla persona che vedi al suo interno.
L’amor proprio non è sinonimo di ego, ma di rispetro verso se stessi.
Comprenderne la differenza è il modo che abbiamo per scoprirne il significato.
Ed è questo ciò che conta: la consapevolezza di se stessi, dei propri mezzi, di dove siamo “oggi” e dove vogliamo essere “domani”.
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