Romanziere & Filantropo
Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista!
Oggi diamo il benvenuto ad un nuovo ospite!
Siamo felicissimi di poterlo accogliere nel nostro Salotto degli Artisti.
Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…
Chi sei, e da dove vieni?
Francesco Talarico, vengo da Cariati, piccolo comune della Calabria che affaccia sul mare. Vivo a Bologna dai tempi in cui ho iniziato gli studi universitari.
Quando hai iniziato a scrivere?
E come nasce la tua passione?
Sono sempre stato appassionato di scrittura e comunicazione.
Ho ideato e condotto durante gli anni universitari un programma radiofonico per cinque stagioni.
Ho successivamente concluso il mio percorso di studi con una tesi di Laurea dedicata al giornalismo antimafia in Italia.
Scrivere una storia di narrativa è stato un processo abbastanza naturale, anche se complesso.
La fonte di ispirazione non è stata quella di un libro in particolare bensì di opere complesse, piene di implicazioni psicologiche, quali Breaking Bad, Lost e Gomorra, che hanno alla loro base una scrittura e una successiva sceneggiatura straordinaria.
La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego?
Se sì, come concili queste vite parallele?
Sono un libero professionista, esperto di mercato del lavoro che al momento lavora su due progetti europei di orientamento per persone inoccupate e in condizioni di fragilità.
Porto parallelamente avanti il mio ruolo di autore, scrivendo, progettando eventi e girando biblioteche, librerie, teatri, musei, caffè letterari.
Cosa raccontano i contenuti che diffondi?
E qual è la finalità del tuo attivismo artistico?
Parliamo di tematiche sociali, trattate in chiave critica con un linguaggio leggero e ironico. Con i miei libri posso riportare il mio pensiero su diversi aspetti del mondo odierno.
“La fine dei vent’anni” è un ritratto fresco e moderno di una generazione che vorrebbe ma non può.
“Non essere chi sei” è il mio secondo romanzo ed è scritto a quattro mani con l’autrice Chiara Pozzati.
Mi piaceva l’idea di raccontare una relazione atipica, gli eventi, le conseguenze, le
implicazioni psicologiche attraverso un doppio binario.
I due protagonisti, infatti, raccontano, due versioni diverse della storia attraverso il loro punto di vista.
Nel romanzo vengono trattati temi attuali e delicati quali la crisi di identità dei trentenni, lo stalking, la prostituzione, il revenge-porn.
Rendendo nota la tua arte, quale è stata la risposta del tuo pubblico, e quali esperienze ne hai tratto?
Cambieresti qualcosa, a posteriori?
Grazie al mio romanzo d’esordio “La fine dei vent’anni”, accolto positivamente da pubblico e critica, ho vissuto nuove e coinvolgenti esperienze che hanno sicuramente influito sulla prosecuzione di questo percorso.
Ho vissuto tutto come uno stimolo per continuare a fare meglio.
Senza lo studio quotidiano e la ricerca continua non sarei arrivato alla pubblicazione del secondo libro.
Quali sensazioni hai provato “prima” e “dopo”, dal tuo primissimo annuncio artistico?
Quanto influiscono le aspettative sui risultati?
La sensazione più bella in merito al libro d’esordio è stata quella di avere il libro materialmente in mano prima dell’uscita ufficiale, è la copia che custodisco gelosamente ancora oggi.
Ovviamente tutto va contestualizzato, ma quale artista non si crea aspettative
quando pubblica una sua opera?
Quale riscontro hai ricevuto, sulle tue opere, dai tuoi amici, parenti e conoscenti? Hai avuto modo di regalare loro delle copie?
Il primo libro è piaciuto molto e c’è stato un buon supporto.
Ma il riscontro esterno è stato sicuramente più importante essendo l’opera di un esordiente all’epoca sconosciuto ai più.
“Non essere chi sei” è appena uscito (siamo in fase di promozione); abbiamo i primi eventi, vedremo come andrà.
Non ho regalato copie, anzi sono contrario rispetto a questa pratica perché il lavoro va rispettato a ogni livello.
Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita?
Ho pubblicato il mio romanzo d’esordio “La fine dei vent’anni” con la casa editrice “Edizioni We”.
Ho scelto di cambiare C.E. per la seconda pubblicazione, affidandomi alla “Pav edizioni” perché l’ho trovata la scelta più coerente per continuare a
crescere.
Il libro si trova nei principali store online (Amazon, Feltrinelli ecc), nelle
librerie e sul Sito della Casa Editrice.
Conosci il concetto di Burnout emotivo?
Come si supera lo sconforto di non essere ricercati, quando gli sforzi sembrano non essere ripagati o le vendite non decollano?
Spesso gli autori emergenti sono lasciati soli al proprio destino subito dopo la pubblicazione dell’opera.
Purtroppo ho constatato tale pratica confrontandomi con diversi colleghi scoraggiati da determinati atteggiamenti e promesse mancate.
Quali consigli daresti ad Autori e Artisti emergenti, che vogliono realizzare, e rendere nota, la loro prima opera o pubblicazione?
Perseverare è la parola chiave.
Non fermarsi al primo “No“, all’editore che ti chiede soldi per pubblicare, ai consiglieri disinteressati che scoraggiano.
Nutrire la propria ossessione in senso positivo.
Cosa pensi del Mercato artistico italiano contemporaneo, degli autori e artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?
E’ un ramo variegato che è cresciuto molto negli ultimi anni da un lato, dando la possibilità di provarci a tanti.
Forse è peggiorato dal punto di vista della qualità per via della enorme possibilità di
fruizione dei contenuti.
Certamente non posso considerare artistico chi sfrutta la propria popolarità preconfezionando contenuti o cavalcando l’onda mediatica dell’attualità per un like o dieci follower in più, da sventolare come un successo.
E cosa pensi del panorama sociale, in Italia?
Credi che l’italiano medio sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?
No, non siamo un paese che fa della cultura il proprio motore trainante; e le conseguenze le conosciamo tutti.
Ogni riferimento alla classe politica è puramente voluto.
Come giudichi la burocrazia del mondo artistico?
Per un autore le spese sostenute, le imposte applicate, le royalties, le agevolazioni economiche, e gli aspetti fiscali a cui badare potrebbero essere più favorevoli?
Viviamo in una paese pieno di burocrazia, il mondo editoriale non è una felice eccezione.
Se mi chiedi però di parlarmi di tasse e imposte, ti rispondo dicendoti che Diritto Tributario è stato l’esame più noioso della mia esistenza; fortunatamente c’è qualcuno che segue gli aspetti fiscali al mio posto.
Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?
Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?
Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?
Non posso minimamente pensare ad una macchina che scrive un romanzo.
Diventa un’altra cosa.
Hai in cantiere altri progetti?
Possiamo aspettarci nuove opere? Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Si, è in cantiere un terzo romanzo ma è ancora presto per parlarne.
In questo momento sono impegnato con la promozione di “Non essere chi sei”.
Mi piacerebbe anche tornare a collaborare in radio o produrre un Podcast, servirebbe in questo caso un progetto convincente.
Dove ti vedi, nella tua vita artistica, tra cinque anni da adesso?
‘Del doman non v’è certezza‘ diceva uno più bravo di me (Lorenzo de’ Medici, ndr).
Fino a quando sentirò l’esigenza di raccontare continuerò a farlo, magari in progetti diversi dal classico romanzo, chi può dirlo?
Un Podcast, dei racconti brevi, dei progetti per le scuole.
Vediamo…
Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?
In primis grazie per l’attenzione e per avermi seguito in questa intervista.
Mi piace molto entrare a contatto con tutti coloro che leggono i miei libri, scambiare idee, opinioni, discutere di personaggi e trama.
Un saluto a tutti coloro che ci hanno seguito!
Grazie per questa intervista, Francesco.
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