Intervista | Federico Bonati (scrittore)

Un divulgatore a tutto tondo

Ciao! Mi chiamo Andrew, e sarò il conduttore di questa intervista! 

Oggi diamo il benvenuto ad un nuovo ospite!

Siamo felicissimi di poterlo accogliere nel nostro Salotto degli Artisti

Ma lasciamo che si presenti e ci racconti la sua storia…

Chi sei, e da dove vieni?

Sono Federico Bonati, giornalista e scrittore, in passato sono stato anche podcaster e conduttore radiofonico; in una parola, mi guadagno da vivere raccontando storie.

Vengo da un paesino in provincia di Mantova, situato a cavallo con l’Emilia. Ho vissuto tanti anni tra quella terra e il Lago di Bracciano, e ora vivo in Trentino.

Quando hai iniziato a scrivere?

E come nasce la tua passione?

Ho iniziato a scrivere alle elementari, come tutti. No, scherzi a parte, scrivere e raccontare è qualcosa che mi piace fare sin da quando ero ragazzino.

Ho iniziato dopo la laurea in Scienze Politiche, conseguita a Bologna, con un quotidiano online di Parma; poi ho proseguito come giornalista a Mantova con la “Voce”, poi a Carpi con Radio 5.9, ed ho collaborato con un’agenzia stampa di Roma, “9 Colonne”.

Ora sono con TrentoToday e ogni tanto su Today.

La scrittura intesa come percorso da autore arriva prima del giornalismo, con qualche tentativo qua e là mai andato a buon fine. Poi, nel 2022, arrivano il primo libro e il primo racconto: da lì è cominciato tutto.

Ispirazione? Devo tutto a Matteo Caccia, Mauro Pescio e Domenico Iannacone.

La tua arte è anche il tuo lavoro, oppure svolgi parallelamente un altro impiego?

Se sì, come concili queste vite parallele?

Il Bonati giornalista e il Bonati scrittore convivono amabilmente e, spesso, fanno le ore piccole. Anche se – quando possono – vanno a letto alle 22.00 (ma si alzano pure alle 5:30!).

Cosa raccontano i contenuti che diffondi?

E qual è la finalità del tuo attivismo artistico?

Ti parlo dei miei libri, in questo caso.

Pelle” ha voluto raccontare la vita di persone con malattie rare della pelle andando oltre la condizione dei malati, ma con un focus sulla loro quotidianità con le difficoltà, i sogni, le speranze, i problemi.

Post”, invece, è una raccolta di racconti che unisce i momenti di 12 vite in cui tutto è cambiato per sempre.

Infine “L’occhio del falco” è il mio primo romanzo noir con protagonista il giornalista (suo malgrado investigatore) Loriano Zaccari.

Mi ha permesso di indagare fin dove una persona sia disposta a spingersi per la vita che ha; o che vorrebbe avere.

Rendendo nota la tua arte, quale è stata la risposta del tuo pubblico, e quali esperienze ne hai tratto?

Cambieresti qualcosa, a posteriori?

Ogni persona che ho incontrato mi ha arricchito; anche fosse con una parola, un pensiero, un commento, uno sguardo.

Ed è da queste singolarità che credo sia formato il mio “pubblico”.

Parafrasando Ligabue, non cambierei questa gente con nessun’altra.

Non cambierei nulla; un percorso, per essere luminoso, deve guardare avanti.

Quali sensazioni hai provato “prima e dopo”, dal tuo primissimo annuncio artistico?

Quanto influiscono le aspettative sui risultati?

Prima dell’uscita di “Pelle” non ho dormito, avevo paura. Poi la paura si è trasformata in piacevole attesa.

La prima presentazione mi ha invece lasciato a bocca aperta: ho riempito una sala, piena di amici e persone che mi volevano bene, certo, ma anche di curiosi.

È stata una botta di energia pazzesca!

Da lì in poi, la notte prima dell’uscita di un libro è sempre carica di speranze. E dopo ogni presentazione, che sia andata bene o meno bene, cerco sempre di cogliere il lato positivo.

Di aspettative non ne ho mai avute, forse è questo che mi
permette di vivere meglio questo mio percorso.

Risultati? Be’, ti faccio una domanda: conta più una classifica di vendita oppure una ragazza che viene da te, con il libro pieno di sottolineature, e ti dice che ogni storia l’ha commossa e l’ha fatta riflettere sul senso della sua e delle altre vite?

Io non ho dubbi (e nemmeno noi, ndr.).

Quale riscontro hai ricevuto, sulle tue opere, dai tuoi amici, parenti e conoscenti? Hai avuto modo di regalare loro delle copie?

Il responso è stato positivo, non so se per affetto o se per reale apprezzamento.

I feedback migliori sono stati quelli giunti dalle persone che non conosco, e che mi hanno scritto o mi hanno fatto avere le loro opinioni; è stato bello vedere la formazione di un pubblico di lettori.

Copie ne ho regalate, ed altrettanti ne hanno comprate; questo mi ha fatto doppiamente piacere.

Come hai trovato, e su quali basi hai scelto, il tuo canale di vendita?

Per i miei tre libri mi sono affidato a tre Case Editrici differenti, e su questo aspetto ho sempre lasciato fare a loro.

Conosci il concetto di Burnout emotivo?

Come si supera lo sconforto di non essere ricercati, quando gli sforzi sembrano non essere ripagati o le vendite non decollano?

No, non lo conosco; vedi, si impara sempre qualche cosa.

Ma io credo che questo sconforto sia un po’ un must per tutti coloro che scrivono.

Ci sono degli autori da milioni di copie che nelle prime uscite hanno fatto fatica a piazzare qualche vendita o a riempire tre sedie per una presentazione; l’importante è non mollare.

Soprattutto se si crede in ciò che si fa.

Ti racconto questa:
ho fatto una presentazione a Roma del mio noir “L’occhio del falco”. Una bella serata, ma non tante copie vendute. E il mattino dopo mi arriva un messaggio: è una lettrice trentina che ha amato il mio libro e mi ha chiesto quando ci sarà il seguito.

Allora, dovrei essere triste perché ho venduto poco a una presentazione – peraltro splendida – o essere felice per questo messaggio?

Io scelgo la seconda opzione, senza dubbio.

Quali consigli daresti ad Autori e Artisti emergenti, che vogliono realizzare, e rendere nota, la loro prima opera o pubblicazione?

Non mi sento nella posizione di dare consigli.

Ma un’indicazione ce l’ho: se per ciò che state scrivendo sareste disposti ad alzarvi alle 4.00 del mattino, e a sistemare qualche dialogo prima di andare a lavorare, o se sareste disposti a fare le ore piccole solo per completare un capitolo. E ancora, se sareste disposti a fare centinaia di chilometri per presentarlo senza essere certi che ci sarà qualcuno, avete scritto la cosa giusta.

Almeno, quella che è giusta per voi!

Cosa pensi del Mercato artistico italiano contemporaneo, degli autori e artisti che ne fanno parte e del pubblico al loro seguito?

In ambito editoriale ci sono delle bellissime realtà e le novità non mancano mai.

Sarebbe bello se oltre agli scrittori aumentassero anche i lettori.

E cosa pensi del panorama sociale, in Italia?

Credi che l’italiano medio sia un buon conoscitore dell’arte, oppure si potrebbe fare di meglio?

È una domanda un po’ demagogica; chi è l’italiano medio?

Assodato che non è quello rappresentato magnificamente da Maccio Capatonda nel suo film omonimo, l’italiano medio non esiste.

Esistono gli italiani e le italiane, e basta.

Se si parla di italiano medio in senso strutturale si intende una figura goffa, spesso rozza, che crede a ciò che legge sui Social eccetera, quasi come se ci si volesse sentire in qualche maniera migliore.

Be’, credo sia una stronzata. La cultura è alla portata di tutti e molto spesso è sorprendente vedere chi ne fruisce e chi no; esistono gli ignoranti e i colti, chi decide di emergere e chi è felice di navigare nel proprio “brodo”.

Mai come in fatto di cultura l’abito non fa il monaco.

Come giudichi la burocrazia del mondo artistico?

Per un autore le spese sostenute, le imposte applicate, le royalties, le agevolazioni economiche, e gli aspetti fiscali a cui badare potrebbero essere più favorevoli?

Sono un lavoratore a Partita Iva, pensi che mi spaventi davvero la burocrazia?

Basta avere un buon commercialista (ride, ndr).

Cosa pensi dell’avanzamento tecnologico?

Temi per la tutela degli artisti umani rispetto all’intelligenza artificiale?

Oppure immagini ci possa essere una simbiosi tra questi due mondi?

L’uomo è comunque un passo avanti.

Prendiamo un giallo: se io chiedessi a Chat GPT, Open AI o altre intelligenze artificiali di descrivere i pensieri di un assassino prima di un omicidio si bloccherebbero, ritenendo poco consona la mia richiesta.

Sono realtà potenti, ma che hanno – giustamente – dei limiti.

Se invece chiedessi alla compianta Agatha Christie che cosa pensa, che cosa prova un assassino, lei ci scriverebbe un libro.

Quel freno imposto alle AI è l’etica (imposta comunque dai creatori, gli uomini), ma col pensiero noi umani possiamo toccare universi di luce e abissi di orrore.

Hai in cantiere altri progetti? 

Possiamo aspettarci nuove opere? Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Intanto sto lavorando al sequel del mio romanzo giallo-noir L’occhio del falco”.

Poi ho in mente altre cose, come il racconto del più grande venditore d’arte trafugata della storia e un romanzo che, dall’Odissea, parte a raccontare una storia di amore tossico.

P.S.: tutto già depositato e posto sotto copyright strettissimo e nascosto in un cloud protetto da password che nemmeno Enigma era a quei livelli.

Quindi, non ci provate (ride, ndr).

Dove ti vedi, nella tua vita artistica, tra cinque anni da adesso?

Prima di tutto, spero e confido di essere felice.

Un marito e, spero, un papà felice, sapendo che le persone che amo stanno bene; quello, in primis.

Poi, come scrittore, be’… spero tra cinque anni di essere un nome, ma soprattutto una penna e un narratore che sappia arrivare alla gente, alla mente, al cuore e al piacere delle persone.

Confido di poter continuare a girare l’Italia, e magari non solo con i miei libri e i miei racconti, ma anche incontrando persone e continuando a scoprire storie.

Vorresti aggiungere ancora qualcosa, per i nostri spettatori?

Sì.

La verità è che noi scrittori, senza voi lettori, non esistiamo.

Fateci vivere, e fate vivere le nostre storie. Grazie.

Grazie per questa intervista, Federico.

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